Da La Prealpina, 8 ottobre 2024
Ha sfiorato la vittoria in un concorso a cui partecipavano 241 giovani direttori d'orchestra e nella finale a quattro di domenica scorsa, al Teatro Coccia, è arrivato un Secondo premio comunque prestigioso, dietro al coreano Min Gyu Song (Primo premio) e davanti all'italiano di origini persiane Aram Khacheh (Terzo premio). Stiamo parlando del varesino Giovanni Conti e del Premio internazionale di direzione d'orchestra Guido Cantelli, inaugurato nel 1961(nell'albo d'oro basta citare un nome: Riccardo Muti) e rinato nel 2020 dopo una lunga interruzione. La carriera del ventottenne direttore varesino, da due anni Kapellmeister in Germania presso il Teatro di Krefeld-Mönchengladbach, è forse giunta a una svolta. Lo abbiamo raggiunto al telefono ieri pomeriggio, dopo una sessione di prove con l'orchestra del suo teatro.
Non ci sono pause nel suo lavoro...
«Dopo la finale di domenica sera ho preso l'aereo alle 8.30 da Malpensa e a mezzogiorno ero già in teatro per le prove...».
Secondo su 241 candidati: se lo aspettava?
«Non mi aspettavo di entrare tra i diciotto direttori selezionati per la fase eliminatoria. Quando mi è arrivata la comunicazione, invece, mi sono detto che preparandomi bene ce l'avrei potuta fare, perché: non sono più un principiante e in questi anni in Germania ho avuto modo di approfondire tanto repertorio».
Com'era strutturata la finale?
«Dovevamo dirigere l'Orchestra Sinfonica di Milano in un programma estratto a sorte tra quattro programmi diversi: Sinfonia da "I vespri siciliani" di Verdi e un brano contemporaneo in prima esecuzione assoluta, Don Juan di Richard Strauss e poi due programmi con due movimenti ciascuno della Terza sinfonia di Brahms. A me sono toccati i Vespri e il brano di contemporaneo di Gianluca Piombo».
Quali prospettive si aprono, considerando che al Cantelli c'erano anche una Giuria della Critica e una Giuria delle Agenzie?
«Tra i diciotto selezionati eravamo solo in quattro italiani e il Cantelli, che in questa edizione ha fatto segnare il record assoluto di partecipanti, è il concorso per direttori più importante in Italia ed è molto noto anche a livello internazionale: credo che dando tempo al tempo, questo premio possa essere l'inizio di un nuovo capitolo del mio percorso».
A proposito di percorso, quali saranno i suoi prossimi impegni sul podio?
«Tra pochi giorni c'è la mia terza recita di Onegin di Ciaikovskij, il 20 ottobre ci sarà il mio debutto ne "La traviata" e il 27 la ripresa de "Il viaggio a Reims" di Rossini, sempre qui in Germania. A maggio, invece, ritornerò in Italia per dirigere la Sinfonica di Milano ne "La boutique fantasque" di Respighi».
Da www.rainews.it, 22 giugno 2024
Annunciati i 18 finalisti, selezionati fra i 241 candidati del Premio internazionale di direzione d’orchestra intitolato a “Guido Cantelli”. Il concerto finale sarà a Novara (città di Cantelli) , al teatro Coccia, il 6 ottobre. La manifestazione guarda al futuro con ottimismo, grazie alle sempre più numerose richieste di partecipazione, con domande pervenute da tutto il mondo. I direttori d’orchestra selezionati provengono da 4 continenti e rappresentano 15 diverse Nazioni: Italia, Russia, Colombia, Gran Bretagna, Svizzera, Olanda, Svezia, Germania, Spagna, Brasile, Stati Uniti, Israele, Corea del Sud, Perù e Australia.
I finalisti della XIII edizione, tutti compresi fra i 25 e i 35 anni, sono stati scelti sulla base di esibizioni registrate in video dal direttore d’orchestra Riccardo Frizza, Consulente artistico del Premio Cantelli, e da Didier De Cottignies, responsabile artistico dell’Orchestra Filarmonica di Monte-Carlo. Tutti hanno già all’attivo esperienze di lavoro significative, inizi di carriera con orchestre e direttori. La giuria principale del premio è presieduta da Günter Neuhold, direttore d’orchestra di fama internazionale, decano della scuola austro-tedesca; con lui altri due protagonisti italiani della scena operistica e concertistica come Riccardo Frizza e Corrado Rovaris.
In autunno sono previste le prossime tappe verso la scelta del vincitore del Premio Cantelli, concorso con un montepremi che ammonta a 33.000 euro totali.La fase eliminatoria e la semifinale si terranno a Milano dal 3 e al 5 ottobre, presso l’Auditorium di Milano Fondazione Cariplo, sede della Fondazione Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi, partner del Premio Cantelli. I candidati saliranno sul podio proprio di questa compagine che sarà protagonista anche del concerto finale in programma domenica 6 ottobre alle 18 al Teatro Coccia di Novara.
Nei giorni scorsi è stato inoltre selezionato il brano vincitore della Call per compositori del Premio Cantelli 2024: la commissione tecnica, presieduta dal direttore Corinne Baroni e composta dai compositori Federico Biscione, Alberto Cara, Cristian Carrara, Marco Taralli e dal direttore d’orchestra Alessandro Calcagnile, ha esaminato le 66 partiture (anche questo un numero record del 2024) pervenute da ogni parte del mondo e ha decretato all’unanimità vincitore il brano Variazioni Sinfoniche di Gianluca Piombo, compositore classe 1995 di Adria.
Da www.prealpina.it, 5 maggio 2024
Grande entusiasmo per la Girometta d'Oro consegnata oggi, domenica 5 maggio, in Salone Estense dalla Famiglia Bosina nella cornice della Festa patronale. L'ha ricevuta il giovane direttore d'orchestra Giovanni Conti, 27 anni, musicista già conosciuto a livello internazionale. «Tornare a Varese per me è sempre tornare a casa», ha commentato. Riconoscimenti anche a tre Maestri del lavoro, già premiati dal presidente Sergio Mattarella, residenti a Varese: Carlo Gazzotti, Ariele Agostino Piccirillo ed Emanuela Varalli. Premiate anche due famiglie di imprenditori: Gigi Prevosti per i 102 anni del Burrificio Prealpi e Armando Ernesto Bianchi quale proprietario dell'Hotel Borducan (un secolo di vita) e dell'Hotel Le Colonne (103 anni di attività), entrambi attivi al Sacro Monte di Varese.
Da www.varesenoi.it, 21 novembre 2023
Di Mario Chiodetti
Giovanni Conti ci dà un appuntamento su WhatsApp per il primo pomeriggio. Lui vive a Mönchengladbach ed è un Kapellmeister, ovvero uno dei due direttori che collaborano con quello principale nel progettare le esecuzioni di opere liriche, balletti e brani del repertorio sinfonico.
Giovanni è nato a Varese nel 1996 e proviene da una famiglia di musicisti molto nota in città, a partire dallo zio Paolo, grande organista, al nonno Mario, al padre Gabriele e allo zio Lino, fondatore e direttore del Coro “Sette laghi”. Un figlio e nipote d’arte che venerdì 24 novembre alle ore 20,30, alzerà la bacchetta nella Basilica di San Vittore a capo dell’Orchestra dell’Accademia del Teatro alla Scala di Milano, con al pianoforte Alessandro Taverna, uno dei talenti migliori della sua generazione. È il secondo appuntamento della Stagione musicale comunale, dedicato alla memoria di Giuseppe Marzoli.
Il programma è di quelli da far tremare le vene dei polsi, si parla del Concerto n. 5 per pianoforte e orchestra in mi bemolle maggiore op. 73 di Ludwig van Beethoven, il celeberrimo “Imperatore”, e della Sinfonia n. 41 in do maggiore K 551 “Jupiter” di Wolfgang Amadeus Mozart, tra i capolavori assoluti della storia della musica. Giovanni Conti non fa una piega, «con Fabio Sartorelli, direttore artistico della Stagione musicale comunale, si è deciso di puntare in alto, perché questa orchestra, con la “Cherubini” di Riccardo Muti, mette assieme i più eccellenti talenti provenienti dai conservatori italiani», spiega entusiasta.
Cosa si prova a dirigere a Varese e in Basilica?
«Un luogo a cui sono legato da sempre, dove sono stato battezzato e mi sono sposato quattro mesi fa. Lì sono stato organista, ho ricordi legati allo zio Paolo, a nonno Mario e a mio padre. Potervi dirigere mi dà una grande emozione, ritroverò gli amici, la mia famiglia e potrò mettere a frutto ciò che ho imparato in Germania, lontano da tutti».
Come trova l’acustica?
«È insidiosa, perché cambia molto se la chiesa è vuota o con il pubblico. Piena, il suono si asciuga, ma l’effetto è ottimo, non c’è troppo riverbero, è un luogo ideale per eseguire repertorio con coro e orchestra».
Lei viene da una famiglia di musicisti: chi le ha insegnato di più?
«Senza dubbio mio padre Gabriele, una figura di riferimento. Mi ha accompagnato nel cammino musicale senza regalarmi niente, mi ha insegnato che l’approccio al mestiere deve comportare umiltà e disciplina, perché il ruolo di direttore porta a pensarsi super partes, il primo tra tutti, invece occorre essere al servizio dell’orchestra. Poi zio Lino, del quale ho capito più tardi la grande statura di musicista. Anche nonno Mario mi ha insegnato la tenacia, lui ha suonato l’organo a Santa Maria del Monte e in Basilica fino a 90 anni!».
Non si sente un po’ intimidito a eseguire venerdì due mastodonti della musica?
«Alessandro Taverna è un pianista eccellente, prima di passare da Varese è stato in tournée a Dallas, è un privilegio lavorare con lui, è la prima volta e un po’ di emozione c’è, ed è per me un debutto anche dirigere questa orchestra. Faremo le prove alla Scala, dove stanno allestendo il “Don Carlo” per la prima del 7 dicembre, sarà meraviglioso perché incroceremo i protagonisti dell’opera, dalla Netrebko a Meli».
Quale è stato il suo cammino artistico?
«Il primo approccio è stato casalingo, con papà. Ho incominciato relativamente tardi, in prima media, mentre mia moglie, per esempio, che è violinista, suonava già a 4 anni. Ho fatto un anno di oboe, poi organo e pianoforte con Emanuele Vianelli al Liceo musicale, quindi direzione d’orchestra al Conservatorio di Milano con Daniele Agiman, tre anni meravigliosi in cui ho imparato tutto. Alla fine sono partito per Stoccarda a frequentare un master, e alla fine del primo anno un incontro ha cambiato la mia vita, quello con Riccardo Muti di cui sono stato allievo in un corso estivo di direzione con l’Orchestra Giovanile “Luigi Cherubini”. Ora a Mönchengladbach sono ogni giorno in teatro, faccio tanta gavetta e ho la possibilità di ampliare il repertorio. Abbiamo in progetto per gennaio “Il viaggio a Reims” di Rossini, un’opera complessa che richiede 18 ruoli, ma la musica è celestiale».
I giovani direttori della Riccardo Muti Opera Academy sul podio dell'Orchestra giovanile "Luigi Cherubini"
Da www.riccardomutioperacademy.com, 12 marzo 2022
La Trilogia d’Autunno festeggia dieci anni e per l’occasione, dal 31 ottobre al 6 novembre 2022, il Teatro Alighieri proporrà la trilogia per eccellenza: Le nozze di Figaro, Don Giovanni e Così fan tutte.
A dirigerle saranno rispettivamente Giovanni Conti, Erina Yashima e Vladimir Ovodok sul podio dell’Orchestra Cherubini, tutti giovani direttori che, dopo essere stati selezionati da Riccardo Muti, hanno partecipato al percorso di Alta Formazione dell’Italian Opera Academy.
Trionfo al "Campus" di Colonia: «Ero il primo degli esclusi...»
Da La Prealpina, 13 febbraio 2022
di Luca Segalla
Lo avevamo intervistato all'inizio del nuovo anno in occasione del concerto dell'Epifania al Sacro Monte di Varese con l'Orchestra da Camera Sacro Monte. Allora Giovanni Conti era reduce dalla vittoria al concorso "Angelo Mariani" di Ravenna. Pochi giorni fa il direttore varesino ha ottenuto una nuova affermazione vincendo a Colonia il concorso "Campus Dirigieren" riservato ai migliori allievi dei conservatori tedeschi. A venticinque anni dimostra talento e sangue freddo, perché i concorsi sono come le olimpiadi: basta un'esitazione e sfuma tutto.
Maestro Conti, ci parla di questa nuova vittoria?
«Il concorso era riservato agli allievi di tutte le Musikhochschulen tedesche e ho partecipato perché attualmente mi sto perfezionando a Stoccarda. La prima fase si è tenuta a Francoforte a novembre ed era articolata come un corso di approfondimento, con trentasei allievi, che si sarebbero ridotti a dodici nella fase finale».
E lei è stato uno dei dodici...
«In realtà ero il tredicesimo, primo degli esclusi. Sono entrato all'ultimo momento, con la rinuncia di uno dei finalisti. L'ho saputo mentre seguivo come assistente le prove di "A midsummer night's dream" di Britten: ho dovuto studiare un programma enorme in pochissimo tempo».
Com'è riuscito a prepararlo?
«Dormendo un po' meno del solito! Nella prima prova c'erano un brano contemporaneo del compositore Federico Perotti e un poema sinfonico di Richard Strauss - a me è toccato Don Juan. Quindi ho accompagnato un solista in "Schelomo" di Ernst Bloch per violoncello e orchestra, mentre nella finale ho diretto un'aria dall'Idomeneo di Mozart e il primo movimento della seconda sinfonia di Beethoven. Ho ottenuto il punteggio più alto in tutte le prove! Il premio sono due concerti, con la Staatskapelle Weimar e la Neue Philharmonie Westphalen».
Cos'ha provato salendo sul podio?
«Una grande voglia di dirigere, soprattutto il Don Juan di Strauss, un sogno per un giovane direttore. E anche un po' di timore, perché con l'orchestra molto distanziata a causa del Covid era tutto più complicato: avevo i timpani a 30 metri di distanza e per ottenere la giusta risposta ho dovuto antcipare molto il gesto».
Qual è la prima persona che ha chiamato dopo la vittoria?
«La mia ragazza, Anna Maddalena, poi i miei genitori Gabriele e Isabella».
Come si fa a prendere in mano un'orchestra quando si è così giovani?
«Con le orchestre di giovani è per certi aspetti più semplice, perché i musicisti hanno più o meno la tua età. Con i professionisti è più complicato: oltre ad essere preparati bisogna avere un elevato ritmo di prova e saper ascoltare con attenzione, intervenendo subito quando qualche cosa non va. Se un direttore non è reattivo, nel giro di cinque minuti è perduto, perché l'orchestra non lo segue più. Poi quando si crea il clima giusto con gli orchestrali si può anche scherzare. Anzi, all'estero da un direttore italiano ci si aspetta proprio questo, un carattere aperto e pronto alla battuta».
Da Il Resto del Carlino, 11 novembre 2021
È Giovanni Conti, classe 1996, il primo classificato al premio "Angelo Mariani" per direttori d’orchestra under 30. Nato a Varese, si è diplomato in direzione d’orchestra al conservatorio "G. Verdi" di Milano. Già allievo della "Riccardo Muti Italian Opera Academy", al momento si sta perfezionando alla Staatliche Hochschule für Musik und Darstellende Kunst di Stoccarda.
Al secondo posto si è classificato Aram Kacheh, nato in Toscana nel 1997 e formatosi al conservatorio di Firenze studiando violoncello e composizione. Infine, terzo classificato Andrea Chinaglia, nato nel 1990 e diplomato in pianoforte al conservatorio "A. Buzzolla" di Andria e in direzione d’orchestra al conservatorio "A. Boito" di Parma. È anche lui allievo della "Riccardo Muti Italian Opera Academy".
Questa la decisione della giuria, presieduta dal direttore dell’Issm Anna Maria Storace e composta da Carla Delfrate, direttore d’orchestra e segretario artistico della Fondazione Orchestra Giovanile "Luigi Cherubini", Federico Ferri, direttore d’orchestra, Antonio Greco, direttore di coro e d’orchestra, e Romano Valentini, direttore artistico dell’Associazione musicale "Angelo Mariani".
I tre vincitori hanno diretto ieri, al teatro Alighieri, l’orchestra dell’Issm "G. Verdi" su musiche di Felix Mendelssohn-Bartholdy e Franz Schubert.
Da Il Corriere della sera, 24 novembre 2020
«Il mio maestro Antonino Votto, che negli anni Venti è stato un grande direttore d’orchestra alla Scala, in un periodo straordinario non solo per la presenza di Toscanini ma anche per le proposte musicali e culturali, mi ripeteva sempre una frase del suo, di maestro: “Un vero direttore d’opera è colui che ha respirato profondamente la polvere del palcoscenico”. Un direttore non solo dev’essere un uomo di cultura, conoscere bene il libretto e la natura del dramma, ma deve informare di questo i cantanti, perché il lavoro drammaturgico e musicale lo deve fare prima il direttore e poi il regista. Tutto questo lavoro di palcoscenico oggi è finito».
Nel presentare «Riccardo Muti Academy», uno straordinario talent show prodotto dal Timvision, fortemente voluto dall’ad di Tim Luigi Gubitosi e ideato dal suo manager Luca Josi, il maestro è un fiume in piena: ne parla con passione, con trasporto, con la consapevolezza di chi si sta battendo per i giovani anche di fronte alla sordità delle istituzioni. In cinque puntate, il raffinato docu-talent racconta la selezione di quattro giovani direttori d’orchestra dell’Italian Opera Academy fondata dal maestro nel 2015 a Ravenna. E davvero si ha la sensazione di respirare ancora quell’antica polvere di palcoscenico, di vivere un’esperienza unica e irripetibile. [...]